Fine serie

Ikea non fa più i contenitori che ho a casa sulla libreria e che volevo moltiplicare per sopraggiunte necessità di spazio per l’archiviazione di oggetti.

Sono arrivata alla fine del percorso del mercato, durante il quale il carrello si è popolato nonostante non ci fossero altre voci da depennare nella mia ingenua lista, ho visto il contenitore nelle sue varie dimensioni esposto in alto e ho abbassato gli occhi più volte da quel punto inaccessibile al relativo posto per i prodotti in vendita. Niente. Ho disperatamente mosso gli occhi su tutte le pareti circostanti, constatando che, no, non poteva essere da altre parti. Allora ho cercato sul sito ed è lì che ho letto fine serie.

Finito, basta, una vita di contenitori bianchi con il coperchio e il buchetto in cui infilare il dito per agevolarne l’estrazione dai ripiani più alti terminata in un piovoso pomeriggio di febbraio. Due giorni prima del mio compleanno (giusto per dare più drammaticità all’evento).

E lì ho avuto la conferma che la vita, oltre a continuo accumulo di oggetti da archiviare in contenitori nonostante qualsiasi sforzo di minimalismo, è continuo cambiamento. Impossibile non prenderne coscienza se anche Ikea smette di fare le sue serie basiche. Impossibile opporsi.

Come di fronte a ogni evidenza di fine di una fase e inizio di un cambiamento ho avuto un attimo di disorientamento. Anche perché ho realizzato che tutti i calici di Ikea che ho a casa similmente potrebbero non essere più sostituiti in caso di rottura.

Poi mi sono ricordata del mantra che in questo periodo cerco di seguire, preso dal buddhismo: cercare di essere fiume, come la vita, adattandosi alle sue situazioni e non opponendo resistenza. Così ora sto cercando di far stare tutto nelle scatole che già ho, sia mai che nel processo trovi cose inutili dimenticate di cui mi possa pure liberare con sollievo.

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